domenica, luglio 06, 2008

Eugenio Scalfari

Un altro grande editoriale di Scalfari:

L'autunno sarà nero
ma Tremonti ci salverà

di EUGENIO SCALFARI

Non voglio eludere i problemi della giustizia e del come il presidente del Consiglio li ha dapprima aggravati, poi improvvisamente risolti aggravandoli di nuovo, col pieno e incondizionato consenso dei suoi ministri e ministre e in particolare del giovane Guardasigilli ridotto ad uno scendiletto del Sultano. Giovanni Sartori sul "Corriere della Sera" di ieri ha usato la parola "sultanato" per definire la situazione attuale dello Stato italiano. È un moderato che scrive quella parola sulla quale dovrebbero riflettere soprattutto gli altri eminenti colleghi di quel giornale.

Non voglio eludere questi problemi, ma li toccherò alla fine perché non sono quelli che occupano e preoccupano le famiglie italiane. Perciò sarà lo stato dell'economia il numero uno della mia agenda domenicale: l'aumento del tasso d'interesse deciso giovedì dalla Banca centrale europea, le reazioni che l'hanno accompagnata, la clamorosa scoperta del pro-dittatore Giulio Tremonti che ha indicato all'Europa la vera peste da estirpare per ritrovare equilibrio e stabilità e le nubi sempre più minacciose che preannunciano uno dei più neri autunni dell'economia mondiale.

La Bce (con voto unanime del suo direttorio allargato) ha aumentato dello 0,25 il tasso centrale di riferimento che è salito così a 4,25, due punti e un quarto più alto del tasso vigente in Usa. È possibile, anzi probabile che questo delta tra le due monete più importanti del mondo aumenti nel prossimo futuro poiché la Federal Reserve sembra intenzionata a diminuire il suo già bassissimo 2 per cento.

Nel momento stesso in cui la Bce stringeva la sua politica monetaria, il suo presidente si premurava di far sapere al mercato che la stretta si sarebbe per ora limitata a quello 0,25. Altri inasprimenti non erano previsti.

Questo modo di procedere è francamente incomprensibile. Non se ne comprendono le ragioni né la Bce ha fornito uno straccio di spiegazione. Egualmente abbottonati sono stati i commissari europei e il loro presidente Barroso, nonché i governatori delle Banche centrali nazionali, federate nella Bce, nel nostro caso Draghi. Tutti hanno affermato che la decisione della Bce era un atto necessario per stabilizzare l'inflazione, ma tutti hanno all'unisono ricordato che la predetta inflazione proviene dall'estero e quindi è fuori dal controllo europeo.

A sentire questi ragionamenti viene in mente la Nave dei folli. L'inflazione viene da fuori Europa. Quindi è fuori dal controllo della Bce. Il problema dell'Europa è la mancata crescita. Un altro problema dell'Europa è l'eccessivo apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro. Tuttavia era necessaria la stretta della Bce che, per unanime riconoscimento, non scalfirà l'inflazione e darà uno spunto ulteriore all'apprezzamento dell'euro. Nave dei folli, puramente e semplicemente.

Aggiungo che la debolezza del dollaro è una delle cause non secondarie dell'aumento di prezzo del petrolio e delle materie prime: i produttori, pagati in dollari, aumentano i prezzi in moneta svalutata; i risparmiatori dal canto loro fuggono dal dollaro e investono in titoli petroliferi e in "commodities".

È possibile che la sola vera motivazione della dissennata decisione della Banca di Francoforte sia quella di rafforzare la sua indipendenza dai governi europei. Dunque una motivazione di pura immagine. Se questo fosse il movente una decisione scriteriata sarebbe stata presa per sole ragioni d'immagine. Noi italiani non siamo nuovi, purtroppo, a politiche determinate da questioni d'immagine ma speravamo che in Europa le cose andassero diversamente. Un'altra disillusione tra tante.

* * *

Per fortuna il nocciolo della questione l'ha intuito Tremonti. Ha detto che l'aumento di prezzo del petrolio e delle derrate di base non proviene da una carenza di offerta né da un eccesso di domanda ma dalla speculazione. Bisogna dunque tagliare le unghie agli speculatori e lui ha scoperto il modo per farlo: utilizzare l'articolo 81 del Trattato istitutivo della Comunità europea il quale prevede che la Comunità possa usare strumenti appropriati per stroncare manovre speculative se fosse provato che alcuni operatori colludono tra di loro per manipolare il mercato.

Tremonti, con ammirevole rapidità, invierà nelle prossime quarantott'ore una proposta all'Ecofin e alla Commissione europea per applicare alla speculazione internazionale l'articolo 81 del Trattato.

Le autorità europee hanno giudicato interessante la proposta di Tremonti anche se di non facile attuazione. La gran parte dei "media" italiani ha applaudito all'inventiva tremontiana così apprezzata nel mondo intero. Il nostro pro-dittatore dell'economia ha incassato per quarantott'ore le prime pagine dei giornali e delle Tv. Un risultato di immagine perché altro non accadrà né può accadere.

Altro non può accadere per le seguenti ragioni:

1. Non è affatto sicuro che la speculazione sia la vera causa dell'aumento dei prezzi e quindi dell'inflazione.

2. Quand'anche, non è affatto sicuro che gli speculatori siano collusi tra di loro per manipolare il mercato.

3. Quand'anche, raggiungere la prova della suddetta collusione sarebbe difficilissimo.

4. Quand'anche, l'Europa non possiede nessuno strumento per stroncare un'eventuale manipolazione del mercato che si svolge su piazze non europee. Bisognerebbe nientemeno impedire acquisti di titoli "derivati" e "futuri" che sono negoziati in dollari su piazze americane, soprattutto a Chicago e a New York. Il governo Usa ha già manifestato la propria contrarietà a intervenire su quei mercati. Di lì dunque non si passa.

Tremonti naturalmente queste cose le sa benissimo. Perde tempo. Non caverà nessun ragno da nessun buco. Gli serve per consolidare la sua immagine in un circuito mediatico dominato dal conformismo e per distrarre l'opinione pubblico con lo spauracchio d'un nemico esterno che non c'è. Un untore che non esiste, indicato come autore della peste speculativa. L'ha scritto ieri Giavazzi e, una volta tanto, sono completamente d'accordo con lui.

***

Le tante buone cose con le quali, dopo il pessimo governo economico di Prodi-Padoa Schioppa-Visco, il governo Berlusconi-Tremonti sta risollevando l'economia italiana.

a) Una finanziaria snella, un bilancio redatto per "missioni", il taglio delle spese correnti intermedie. Tutte queste cose erano state preparate e inserite da Padoa-Schioppa nella Finanziaria 2009. L'ha ricordato la settimana scorsa l'Ufficio Studi di Confindustria che ha lodato la continuità Padoa-Tremonti. Ma nessuno ha ripreso questa non trascurabile annotazione e Tremonti meno che mai.

b) Il taglio dell'Ici ha una copertura di 2.600 milioni di euro, ma gli uffici della Camera e del Senato hanno scoperto che quel provvedimento costerà molto di più. I tecnici del Senato hanno quantificato il costo del provvedimento in 3,7 miliardi, il relatore della Commissione bilancio, Gilberto Pichetto del Pdl, è arrivato a 3,5 miliardi, 900 milioni in più della copertura esistente. Dunque il Tesoro ha spedito in Parlamento un provvedimento "scoperto" per il 35-40 per cento. Incoscienza, incapacità o abilità truffaldina? Tanto, almeno in prima battuta, il taglio dell'imposta grava sui Comuni. Peggio per loro.

c) Molti commentatori hanno notato che - contrariamente a quanto affermato in campagna elettorale - le tasse non diminuiranno affatto, fino al 2013 la pressione fiscale resterà esattamente quella attuale. In compenso una serie di segnali fa prevedere che una parte di questo peso graverà ancora di più sul lavoro dipendente e un po' meno sul lavoro autonomo, sulle partite Iva e sui professionisti.

d) Per rilanciare la crescita bisognerebbe detassare i salari e le pensioni, sostenere i giovani e gli incapienti. Il Partito democratico pensa di mobilitare i suoi aderenti su questi obiettivi, ma il governo risorse non ne ha e nemmeno le cerca.

e) Le cerca però per tenere in vita Alitalia dopo averne impedito la vendita all'Air France nel marzo 2007. Il piano allo studio di Banca Intesa prevede una "nuova Alitalia" senza debiti né esuberi di personale, da cedere a investitori privati, e una "vecchia Alitalia" a carico dello Stato con dentro tutti i debiti e tutte le spese per ammortizzare le migliaia di lavoratori che saranno licenziati. Il costo di queste operazioni non sarà inferiore ai 3 miliardi. Quanto alla "nuova Alitalia", sarà con ogni probabilità una piccola compagnia italiana per rotte prevalentemente italiane. Naturalmente di bandiera.

f) Infine gli oneri sul bilancio dello Stato derivanti dall'aumento del tasso di interesse europeo. Sul "Sole 24 ore" di ieri l'aggravio viene stimato in 10 miliardi, da spalmare sui prossimi cinque anni, tenendo presente che il peso maggiore graverà su quest'anno e sul prossimo perché c'è una massa di Bot e Cct in scadenza, contrattati a tassi di poco superiori al 2 per cento. Solo per il 2008 l'aggravio per il Tesoro è previsto in 2,5 miliardi di euro.

Questa purtroppo è la situazione. Aumento di salari? È l'ultima delle cose che occupa Tremonti. Lui pensa ad altro. Fuffa probabilmente. Oppure al suo libro-vangelo che dice tutto e il contrario di tutto.

* * *

Berlusconi e la giustizia. Il lodo Alfano va avanti. La maggior parte dei costituzionalisti italiani ritiene che ci siano motivi di incostituzionalità, ma questo riguarderà eventualmente la Corte. Sta di fatto che l'immunità riguarda in tutta Europa soltanto la Regina di Inghilterra, il Re di Spagna e il Presidente francese. Nessun capo di governo. Dico nessuno.
L'emendamento blocca-processi è "irragionevole" come recita il parere del Csm e come sostiene tutta la dottrina giurisprudenziale italiana. Intaserà irrimediabilmente il sistema. Ma il servitorello che guarda i sigilli ha già detto che non verrà tolto. Quindi il famoso dialogo con l'opposizione non riprenderà.
Ma dialogo su che cosa? La sola questione ancora in piedi riguarda la legge elettorale che però è un tema di là da venire. Altro non c'è per la semplice ragione che quel che c'era il Sultano l'ha già risolto per conto proprio in privata solitudine.

Sarà dunque una legislatura di battaglia. Il collega di talento cui ho fatto cenno la scorsa settimana proponeva che l'opposizione rilasciasse al "premier" un salvacondotto giudiziario. Mi parve un'idea bizzarra e anche bislacca e l'ho scritto. Ma ora anche questa questione è stata risolta: il nostro presidente del Consiglio il salvacondotto se l'è firmato da solo. Non ha bisogno di aiuti. La sola persona che ancora lo impensierisce un po' è la moglie Veronica ma per ora su quel fronte non ci sono novità.

Il resto spetta agli italiani di buona volontà. Perciò diamoci da fare.

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